di Vittorio Agnoletto
«Credo in un mondo che non abbia bisogno né di eroi, né di martiri, ma so bene che la storia umana è piena di uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per ideali di libertà e di giustizia. Questi giovani invece sono stati mandati a morire per difendere a Kabul un governo corrotto, pieno di narcotrafficanti e di signori della guerra;
sono stati mandati al macello perché i nostri governanti possano acquisire meriti alla corte di Washington. Ora gli intitoleranno strade e piazze; ma resteranno sempre morti inutili e prodotte dal cinico gioco del potere.
Le frasi di condoglianze del governo sono solo volgari parole di circostanza: in guerra si uccide e si è uccisi; ed i soldati italiani, per decisione dei nostri governi, prendono parte quotidianamente ad azioni militari mettendo a rischio la loro vita e quella di altri, compresi molti civili. Le vite umane hanno tutte lo stesso valore: dal nostro governo non si è alzata una sola voce di solidarietà quando il 4 settembre decine di civili sono stati uccisi da militari NATO.
Chi oggi conferma la prosecuzione della missione militare in Afghanistan mette consapevolmente in conto che nel futuro prossimo vi saranno altre morti di soldati italiani. E ne è politicamente responsabile.
Va lanciato da subito un appello per una grande mobilitazione unitaria di tutti coloro che chiedono l'immediato ritiro delle nostre truppe dall'Afghanistan.
La scelta di rinviare la manifestazione per la libertà di stampa è del tutto incomprensibile.In democrazia la libertà d'informazione è importante, ma in tempo di guerra è essenziale come l'aria si respira. E proprio sulla guerra in Afghanistan massimo è il rischio di un'informazione unidirezionale e di regime. Le notizie che giungono dall'Afghanistan avrebbero dovuto aumentare gli sforzi per la riuscita della manifestazione».