In India la tribù degli indigeni riesce a bloccare l'apertura della miniera di bauxite

Data di pubblicazione: 
Wednesday 25 August 2010
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AvatarL'India ha negato l'autorizzazione al gruppo minerario Vedanta per estrarre bauxite nello stato di Orissa. E' una vittoria per il 'popolo delle foreste' che da anni si batte contro lo sfruttamento delle colline Nyamgiri, da loro considerate sacre abitate dal dio Niyam Raja. La vicenda ricorda la trama del recente film Avatar.

 

Riportiamo la descrizione del conflitto dalla fonte CDCA ( Centro documentazione conflitti ambientali).

Nello stato di Orissa un progetto dell’azienda Vedanta Resources prevede la costruzione di una raffineria e, tramite un accordo con l’azienda OMC, di una miniera nella regione di Lanjigarh sulle colline di Niyamgiri, considerate sacre dagli abitanti nativi e ricche di biodiversità e di acqua. Forte l’opposizione degli abitanti della regione e delle associazioni ambientaliste.

Cause del Conflitto:

Lo stato indiano di Orissa, con gli stati confinanti di Jharkhand e Chhattisgarh, forma la regione che racchiude il 70% dei giacimenti di carbone dell’India, il 56% del ferro, il 60% della bauxite: è chiamata “mineral belt”, fascia dei minerali. Nel sud e nel nordovest di Orissa vivono circa 7 milioni di Adivasi – indigeni - divisi in 62 tribù. Vivono di caccia, di pesca e di agricoltura, sono di religione animista, hanno tutti un’organizzazione sociale molto simile basata sulla divisione del lavoro e piuttosto egualitaria e flessibile.

Nei primi anni ‘90, quando il governo indiano ha deciso di aprire il mercato agli investimenti stranieri, le risorse dello Stato hanno attirato la maggior parte dei capitali esteri, investiti prevalentemente nell’industria pesante: acciaio, alluminio e produzione di energia elettrica.La Vedanta Resources è una compagnia mineraria con sede a Londra entrata nel dicembre nel 2003 nell’indice Ftse delle prime 100 aziende quotate nella borsa londinese. La corporation è controllata da Sterlite Industries, uno dei più grandi conglomerati industriali indiani, e vede tra i suoi finanziatori investitori come JP Morgan e HSBC Ambro. L’azienda lavora nei campi del rame, dello zinco, della bauxite, dell’alluminio e dell’oro in Australia, Armenia, Messico, Russia ed India.

In Orissa, Vedanta progetta una nuova raffineria di alluminio, investendo 2,1 miliardi di dollari e intanto vuole espanderne una già esistente, in cui investirà 700 milioni di dollari, nella zona di Lanjigarh. Quella già esistente apparteneva alla Balco, ex azienda di stato, acquistata dalla Vedanta. Ha avuto una concessione dal governo statale nel 2004.

La costruzione della raffineria ha suscitato le proteste delle comunità Adivasi evacuate per fare posto agli impianti industriali. Vedanta afferma di aver offerto agli sfollati alloggi, scuole e posti di lavoro; gli attivisti sociali del luogo ribattono che qualche intervento «modello» non basta.Opposizioni ancora più forti suscita la miniera che dovrebbe rifornire la raffineria. La Vedanta ha stabilito un accordo con la OMC - Orissa Mining Company - azienda di proprietà dello stato dell’Orissa - che dovrebbe costruire una miniera nelle vicine colline Niyamgiri.

Il progetto della miniera prevede l’estrazione di 78 milioni di tonnellate di minerale e di 17,9 milioni di tonnellate di strato sterile. Per la costruzione della miniera lo stato ha concesso alla OMC 660.749 ettari di foreste per l’estrazione della bauxite che rifornirà la relativa raffineria. L’area totale interessata al progetto è di 721.323 ettari di terra che includono i circa 660 ettari di foreste.

Questa zona è abitata da una popolazione nativa: i Dongria Kondh. Per questo popolo quelle colline sono sacre, da lì verrebbe l’origine della vita. Negli ultimi due anni questa popolazione si è mobilitata in frequenti proteste. Gruppi ambientalisti hanno sottolineato gli effetti negativi ecologici e sociali della miniera ed hanno avviato azioni legali.

L’accordo tra la Vedanta e la OMC ha suscitato sospetti di corruzione.I leader del Congress Party, guidati dall’ex primo Ministro Patnaik, hanno richiesto all’attuale primo ministro che la CBI - Ufficio Centrale di Investigazione - aprisse un’inchiesta . Accusano il governo di Orissa di aver dato la concessione per l’estrazione della bauxite alla Vedanta Aluminia Company senza un appalto pubblico internazionale. Inoltre denunciano che la concessione è stata data ad un prezzo molto al di sotto del prezzo di mercato.

Impatti

L’impatto ambientale, sostengono le popolazioni locali, sarebbe disastroso:

i fanghi rossi prodotti dal ciclo di lavorazione inquinerebbero la terra e l’acqua;

gli adivasi perderebbero le loro terre espropriate per far posto alla miniera e alle industrie;

i contadini perderebbero ogni mezzo di sostentamento; - nel 1998 il ministero indiano delle foreste - MoEF era pronto a proteggere l’area per la rarità della sua fauna e flora - elefanti, leopardi e tigri in libertà, 300 diverse specie di piante di cui 50 medicinali -, che con il progetto rischiano di scomparire;

il 18 luglio del 2006 il Wildlife Institute of India ha reso noti i risultati di uno studio commissionato dal governo dell’Orissa dietro richiesta della Corte Suprema. Lo studio evidenzia che la realizzazione di questo progetto porterebbe a “cambi irreversibili nelle caratteristiche ecologiche dell’area”;

Niyamgiri è importante sia per la ricchezza biologica sia per il suo ruolo funzionale di collegamento tra le foreste del distretto di Kandham e quelle dei distretti di Rayagada, Kalahandi e Koraput. La continuità permette la mobilità e la sopravvivenza degli elefanti;

circa 36 corsi d’acqua hanno origine dalla collina e l’estrazione della bauxite potrebbe avere seri impatti sulle acque sotterranee della regione e di conseguenza sulle foreste;

lo studio dimostra anche che l’attuale livello topografico della collina si abbasserebbe dai 10 ai 15 metri;

il governo di Orissa nel 2002 ha stimato che 12 villaggi avrebbero subito un impatto negativo dal progetto, 60 famiglie sarebbero state sfollate e un numero cinque volte superiore avrebbero subito effetti negativi dall’acquisizione della terra;

il Centre for Science and Environment di New Delhi rende noti i dati della deforestazione già in atto nella regione: 35 mila acri deforestati nel periodo tra il 1980 e il 1997; e 150.700 nel settennio 1998-2005.

BREVE CRONOLOGIA DEL CONFLITTO

1993: Il governo di Orissa ha stipulato un contratto con la Utkal Alumina International Ltd (UAIL) e la Hindalco, per estrarre bauxite dalle risorse delle ricche colline di Baphlimali in Kashipur nel distretto di Orissa. Il piano era di convertire la bauxite in alluminio in una raffineria ed esportarlo.

6 giugno del 2002: i nativi di etnia Khond vengono a conoscenza del progetto quando le autorità del distretto comunicano loro la notizia dell’acquisizione delle terre da parte di Balco - Bharat Aluminium company ora Vedanta Aluminia - e li invitano a registrare le proprie opinioni sul progetto. Malgrado il ritardo sulla comunicazione il 22 giugno circa 1000 persone depositano un memorandum con cui si dichiarano contrari al progetto, indirizzato al Primo Ministro dello Stato di Orissa. Nel corso dell’anno gli oppositori al progetto si organizzano in “Nyamgiri Surakshya Samiti” – Comitati in difesa dello Nyamgiri.

2002: ufficiali del governo indiano visitano più volte le comunità contrarie al progetto con la promessa di misure di compensazione.

Marzo 2003: sette residenti di Turigada vengono arrestati a causa delle proteste e rilasciati dopo un blocco stradale realizzato da donne. Nello stesso periodo gli abitanti di alcuni villaggi vengono accusati di aver sottratto strumenti della compagnia e minacciato alcuni membri.

1 aprile 2003: un attivista - Lingaraj Azad – va a Lanjigarh per cercare di convincere i residenti a favore della compagnia ad ostacolare il progetto. Viene arrestato e processato. Pochi giorni dopo 250 persone disarmate, tra cui 150 donne e bambini, protestano per ottenere il suo rilascio davanti alla locale stazione di polizia. Nel tragitto della manifestazione vengono attaccati da un centinaio di persone che li colpiscono con bastoni. Gli abitanti del villaggio ritengono che gli aggressori appartengono ad un club giovanile, Yubak Sangha, finanziato dalla Balco. Il PUCL ha visitato molti villaggi e ha riferito di ferite visibili sui corpi degli abitanti dei villaggi.

Giugno 2003: i membri del Nyamgiri Surakshya Samiti, danneggiano la prima pietra del progetto subito dopo che è stata deposta dal Primo Ministro. A trecento adivasi viene impedito dalla polizia di sottoporre al Primo Ministro un memorandum in cui condannano la distruzione delle colline di Nyamgiri.Novembre 2003: iniziano i lavori per la raffineria.

23 gennaio 2004: iniziano gli sfollamenti in quattro villaggi interessati all’area di costruzione della raffineria. Gli abitanti dei villaggi rifiutano una soluzione di compensazione in denaro.

31 gennaio 2004: parte la “Marcia per il diritto alla terra” dal villaggio di Urlandhani nel distretto di Kalahandi, tra le montagne interne dell’Orissa. Quasi un mese e 150 villaggi dopo, giunge a Bubaneshwar, la capitale. La marcia è guidata dall’organizzazione Ekta Parishad.

Novembre 2004: il governo di Orissa ammette di non avere ancora effettuato una valutazione degli impatti ambientali.

Dicembre 2004: i partiti dell’opposizione, compreso il Congress Party, hanno sottoposto al governatore un memorandum sostenendo che l’accordo OMC-Vedanta è stato siglato in violazione delle leggi dell’ambiente e delle foreste e non rispettava gli interessi dello stato.

Febbraio 2005: la Vedanta annuncia un piano di investimenti di 70 miliardi di rupie in India per creare un’altra fonderia su terreno agricolo per produrre 500.000 tonnellate all’anno di alluminio ad Orissa. Il progetto include anche un impianto di produzione energetica di 1.000 MW.

Febbraio 2006: la Corte Suprema ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e delle Foreste – MoEF - di valutare le conseguenze ambientali della possibile estrazione nel Nyamgiri.

Agosto 2006: l’azienda annuncia l’inizio di “test sperimentali” nell’agosto del 2006 nonostante la relativa costruzione sia stata giudicata illegale dalla Corte Suprema.settembre 2006: il Wildlife Institute of India – WII - ha pubblicato un rapporto negativo sulla proposta.

2 gennaio 2007: migliaia di indigeni da Kalinganagar che si oppongono alle varie industrie e miniere delle differenti parti di Orissa, mercoledì si sono organizzati per continuare le agitazioni contro i progetti di insediamento.

Agosto 2007: gli adivasi dei villaggi colpiti fanno irruzione, con la collaborazione Action Aid India, a Londra all’assemblea degli azionisti di Vendata per protestare contro il progetto.

Ottobre 2007: il ministro dell’ambiente critica l’azienda consociata della Vedanta, Balco, per il suo comportamento deplorabile, indifferente alle valutazioni ambientali in conseguenza dell’espansione dell’ estrazione della bauxite nello stato di Chattisgarh. Inoltre, dice il ministro, la compagnia mostra una non predisposizione a concepire attività economiche lucrative su una base sostenuta, e ancor meno se in anticipo, per le famiglie che la compagnia conosce, per il rischio di essere ingannata quando l’attività mineraria comincia. Il ministro ha inoltre rifiutato i piani di espansione di vedanta/balco. nel frattempo In una intervista con Times News Network, il ministro Agarwal, mostra il suo vero volto, dicendo che "l’intera india è come un enorme sito di costruzione".

Novembre 2007: a circa 3 mesi dal funzionamento della raffineria, gli ispettori della Commissione per il Monitoraggio dello Stato di Inquinamento dell’Orissa (OSPCB) avvisano la Vedanta dell’avvenuta contaminazione delle acque.

Dicembre 2007: Il ministro dell’ambiente e delle foreste ha rifiutato la quadruplicazione della capacità delle miniere di bauxite in Chattisgarh chiesta dalla Balco criticando aspramente la firma di ciò che viene descritto come "una pratica insensibile e deplorevole" in ordine alle problematiche che il ministro aveva sollevato in precedenza.

12 ottobre 2008: I Dongria Kondh riprendono le attività di opposizione contro le miniere. Dopo aver appreso che la Vedanta voleva far partire i lavori per un nuovo fronte di scavi destinato a distruggere una zona collinare di vitale importanza ecologica e considerata sacra dalla tribù, circa 150 persone bloccano per protesta una strada nello stato di Orissa. La repressione della polizia riescono a smobilitare le barricate della popolazione, che inizia a riunisci per organizzare la resistenza a difesa della catena montuosa del Niyamgiri.

Gennaio 2009: Anil Agarwal, il presidente milionario della Vedanta Resources, annuncia, in seguito ad una serie di incontri con il Primo Ministro dello stato di Orissa Naveen Patnaik, che la miniera di bauxite nelle colline Niyamgiri avrebbe iniziato a funzionare nel giro di un paio di mesi. La Corte Suprema dell’India ha già approvato i progetti della Vedanta ma la miniera deve ancora ricevere l’autorizzazione ambientale, necessaria per poter procedere nel piano di attuazione. Una direttiva dell’OSPCB chiede all’impresa di porre rimedio alla perdita di acqua corrosiva dalle tubature dell’impianto di raffinderia e di fermare la contaminazione del Vamsadhara. Ciononostante, la Vedanta dichiara che l’OSPCB le ha dato il permesso di operare fino a marzo 2011, data la soddisfazione per gli sforzi di salvaguardia ambientale. L’OSPCB, inoltre, permette alla Vedanta di espandere la capacità dell’impianto fino a sei milioni di tonnellate, consentendo così alla struttura di diventare, nel suo settore, la più grande nel mondo. Lavorando al 70% della propria capacità (cioè con 700.000 tonnellate di materiale), la raffineria produce giornalmente 3000 tonnellate di scarti (incluse 500 tonnellate di cenere volatile), che dovrebbero essere smaltiti nelle apposite vasche.

27 gennaio 2009: intorno alle pendici della montagna sacra di Niyamgiri, centinaia di Dongria Kondh formano una catena umana per fermare i bulldozer della Vedanta. Agli indigeni si uniscono migliaia di altri manifestanti, per un totale di oltre 10.000 persone. Si tratta della seconda grande manifestazione in soli dieci giorni. Il 17 gennaio, oltre 7.000 persone avevano marciato fino ai cancelli della raffineria di alluminio della Vedanta, nei pressi della città di Lanjigarh. Le proteste della tribù sono appoggiate da varie ONG, come Survival, Amnesty International, ActionAid e War on Want. Survival sottopone un appello urgente alle Nazioni Unite, e richiesto l’avvio di indagini al governo inglese.

23 marzo 2009: i Dongria Kondh rifiutano le medicine e il cibo che la compagnia Vedanta Resources tentava di distribuire nei loro villaggi, nello stato di Orissa, in segno di protesta contro la miniera di bauxite che la compagnia progetta di aprire sulla loro montagna sacra. Stando ai resoconti, i rappresentanti della Vedanta volevano consegnare medicine e riso a una clinica del villaggio dongria di Kurli. I leader Dongria avrebbero bloccato il veicolo della Vedanta prima che potesse raggiungere la clinica spiegando agli impiegati che non erano i benvenuti. Già in altre occasioni la Vedanta aveva cercato di distribuire beni ai Dongria Kondh.

30 marzo 2009: duro colpo per il gigante minerario Vedanta Resources. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) esprime l’intenzione di analizzare i reclami presentati da Survival in merito ai progetti di apertura di una miniera di bauxite sulle colline di Niyamgiri, a Orissa, mentre la polizia indiana investiga sulle accuse di frode mosse contro Anil Agarwal, il multimiliardario presidente della compagnia. La sezione reclami dell’OCSE ha il compito di investigare sulle presunte violazioni delle linee guida internazionali da parte delle imprese multinazionali. Nel reclamo presentato da Survival, Vedanta è accusata di portare avanti il gigantesco progetto minerario senza aver mai consultato il popolo dei Dongria Kondh che abita nel territorio destinato alle attività minerarie e che si trova ora a rischio di estinzione. La Vedanta ha tentato di far respingere il reclamo, ma il “Punto di Contatto” nazionale dell’OCSE per la Gran Bretagna ha deciso di accoglierlo e di analizzare il caso per fornire una risposta. Contemporaneamente, la compagnia ha subito un ulteriore duro colpo a seguito della decisione della polizia dello Stato di Andhra Pradesh di aprire un’indagine sulle accuse di frode mosse contro la Vedanta Aluminium Ltd, sussidiaria locale della Vedanta, contro il suo presidente Anil Agarwal, contro suo fratello Navin Agarwal e sette altri direttori. Anil Agarwal è anche il presidente della compagnia madre Vedanta Resources e possiede gran parte delle sue quote. Secondo le accuse, la Vedanta Aluminium avrebbe incassato una fideiussione bancaria di 12 milioni di dollari per la costruzione di un villaggio destinato agli operai.

1 aprile 2009: “Mine: story of a sacred mountain” è il titolo del documentario-denuncia presentato al Parlamento britannico, presso la House of Commons, dall’organizzazione per la difesa dei diritti dei popoli indigeni Survival International. Il filmato svela l’oscura minaccia che grava sulla tribù dei Dongria Kondh e racconta la loro lotta per impedire a una grande miniera di bauxite di distruggere la loro terra e la loro esistenza.I Dongria, che contano oltre 8.000 persone, venerano la cima della montagna, che considerano la dimora del loro dio, e sono determinati a impedire che venga trasformata in una desolata zona industriale.

25 aprile 2009: centinaia di indigeni hanno protestato contro la Vedanta Resourses e l’apertura della miniera. In un’audizione pubblica 20 persone, molte delle quali appartenenti alla tribù Dongria Kondh, testimoniano circa gli effetti dell’inquinamento nei territori vicini alla raffineria. Kumuti Majhi, del villaggio di Sindhuali, denuncia il fatto di essere stato incarcerato per diverse settimane per aver protestato contro l’inquinamento.

18 maggio 2009: il governo Indiano, per voce del Ministero Indiano dell’Ambiente e delle Foreste, ha autorizzato l’inizio dei lavori di scavo della miniera.

Giugno 2009: Vedanta vince l’edizione 2009 del premio Golden Peacock, istituito dalla Fondazione mondiale per l’ambiente (WEF). Il premio, assegnato da una giuria presieduta da P.N. Bhagwati, già presidente della corte suprema indiana e membro della commissione ONU per i diritti umani, “riconosce l’impegno delle aziende per il mantenimento di standard ambientali alti”. Il premio, però, viene annullato il giorno prima della consegna per l’azione di alcuni attivisti che, saliti sul palco allestito per l’evento, a Palampur, in India, presentano gli impatti derivanti dalle attività inquinanti della raffineria. Nello stesso mese viene diffuso il documentario "Falsa udienza al pubblico - la vera faccia della Vedanta" (Sham Public Hearing — The True Face of Vedanta), realizzato dal regista Surya Shankar Dash. Il documentario denuncia gli effetti dell’inquinamento derivante dalla raffineria sia sull’ambiente che sulla popolazione locale. Il documentario indica come gravi fattori d’inquinamento la fuoriuscita dalle vasche di scarico della raffineria di acque altamente alcaline e corrosive che finiscono nel Vamsadhara e nei suoi affluenti e la dispersione di polveri tossiche. Alle accuse la compagnia risponde sostenendo di aver adottato il sistema a emissioni zero, in cui nessun rifiuto viene a contatto con l’ambiente esterno all’impianto e che "non c’è alcuna contaminazione delle acque dovuta alla cenere volatile".

27 luglio 2009: per la prima volta un rappresentante della tribù Dongria Kondh si reca a Londra, per chiedere presso la sede della Vedanta di abbandonare i progetti in Orissa. La visita è accompagnata da un sit-in di protesta, durante il quale si rivolgono appelli all’impresa e ai suoi azionisti - tra i quali figurano diversi enti statali, alcuni fondi pensione e la Chiesa d’Inghilterra- affinché venga mantenuta la promessa di non avviare scavi senza il consenso delle comunità locali.