Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Roma, 22 febbraio 2008
La Turchia ha intrapreso pochi giorni fa un'incursione militare di terra entrando nel territorio del popolo kurdo in Iraq.
Proprio nella giornata mondiale sulla madre lingua, la Turchia non ha ritenuto sufficiente limitare la libertà di parola e vietare l’uso della lingua kurda. Ieri, alle 19, sono iniziati gli scontri dove sono rimasti uccisi 2 soldati e feriti altri 8.
La Turchia con questa operazione, coordinata da 10 generali e con la partecipazione di decine di migliaia di soldati, non avrà risultato, come è stato anche per le 24 operazioni precedenti fatte in passato, e non farà altro che creare una nuova Jugoslavia e allontanare il popolo kurdo da una prospettiva di convivenza nel Paese. Nonostante lo Stato turco abbia riconosciuto solo due giorni fa l’indipendenza del Kosovo, non tollera un’indipendenza del popolo kurdo in Iraq, né il riconoscimento dei diritti culturali e i diritti dell' identità del popolo kurdo in Turchia.
Allo stesso tempo, 40 Guardiani di villaggio Sat (Yuksekova) sono stati fermati per non aver voluto partecipare alle operazioni di terra dell’esercito turco. Inoltre, i Guardiani del villaggio del territorio di Oramar che hanno voluto lasciare le armi non sono stati accettati dai militari.
La comunità kurda ha più volte sottolineato che la questione kurda in Turchia non va affrontata militarmente. Invitiamo lo Stato turco a riflettere in merito al problema e ad affrontare la questione kurda politicamente, come ha già fatto mediando per la minoranza turca in Bulgaria. Altrimenti al popolo kurdo non rimane altro che chiedere l’indipendenza dalla Turchia, proprio perché non viene ancora una volta compreso il linguaggio politico e pacifico del popolo kurdo.
E’ necessario che la comunità internazionale, in primo luogo l’Europa e con essa l’Italia, faccia sentire la propria voce contro le violenze e i soprusi dello Stato turco richiamando con determinazione Ankara all’osservanza dei diritti civili e umani nei confronti della popolazione kurda e facendo comprendere alla Turchia che la questione va affrontata politicamente e non militarmente.
Fonte: www.kurdistan.it