Le responsabilità di Stephan Schmidheiny in merito al disastro ambientale causato dalla Eternit - a capo della quale fu dal 1976 fino alla chiusura - cessarono al momento del fallimento - nel 1986 - e non c’era alcun obbligo riguardo alla bonifica, come aveva invece sostenuto la Corte d'Appello parlando di "condotta attiva" prima (le cause dell'inquinamento) e di "condotta omissiva" poi (il fatto di non avere rimosso quelle medesime cause di disastro, tuttora in atto).
Lo afferma la Corte di Cassazione che ha depositato poco fa le motivazioni della sentenza con la quale lo scorso 19 novembre 2014, ha assolto il magnate svizzero Stephan Schmidheiny dal reato di disastro ambientale per prescrizione.
Per la Cassazione “la consumazione del reato di disastro non può considerarsi protratta oltre il momento in cui ebbero fine le immissioni delle polveri” d’amianto “prodotte dagli stabilimenti” gestiti da Stephan Schmidheiny e cioè “non oltre il mese di giugno dell’anno 1986, in cui venne dichiarato il fallimento delle società del gruppo”.
Il rischio per la salute dei cittadini è ancora attuale, ma... non conta!
Non si tiene conto quindi del fatto che il rischio causato (proprio dalle condotte di Stephan Schmidheiny!) è tuttora presente a Casale come in altri luoghi sede degli stabilimenti.
E quanto alla mancata bonifica secondo la Cassazione la fattispecie incriminatrice del reato di disastro “non reca traccia di tale obbligo, né esso, o altro obbligo analogo, può desumersi dall’ordinamento giuridico, specie se riportato al momento in cui lo stesso dovrebbe considerarsi sorto (1986)”.
Secondo la Corte di Cassazione “a far data dall’agosto dell’anno 1993” era ormai acclarato l’effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell’anno, era stata “definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti.
“E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13 febbraio 2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti” per “la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005”.
Cancellati anche i risarcimenti. E tutto ricade sulle spalle dei cittadini!
Come già anticipato al momento del verdetto sono state cancellate dalla Cassazione con la sentenza che annulla il processo - ovviamente - tutte le "statuizioni civili", vale a dire i risarcimenti riconsciuti dalla Corte d'Appello.
Una decisione che peserà fortemente sulle casse dello Stato che non avrà più alcun titolo per ottenere il ristoro delle ingentissime spese sostenute e da sostenere per le bonifiche, così come per i costi sanitari e previdenziali direttamente collegabili all'inquinamento, alle patologie e alle malattie professionali causate dall'amianto.
Tutto sulle spalle dello Stato, vale a dire degli stessi cittadini che già hanno subito l'offesa gravissima di una speculazione che ha pochi paragoni nella storia dell'industria.
"Si sarebbe potuto fare giustizia"
E l'amarezza per questa sentenza ammazzagiustizia è accresciuta dal fatto che avrebbe potuto essere tranquillamente di segno opposto come hanno affermato insigni giuristi e come aveva sostenuto l'avvocato Laura D'Amico in una video-intervista rilasciata alla nostra testata all'indomani della sentenza lo scorso novembre e che riproponiamo ora.
L'ONA: "Lo Stato fu omissivo, deve risarcire i cittadini". L'AFEVA pensa a cause civili.
Intanto l’Osservatorio Nazionale Amianto ha diffuso un comunicato con il quale ribadisce le tesi esposte già nei giorni scorsi proprio a Casale e insiste nell’intento di promuovere cause civili di risarcimento dei danni nei confronti dello Stato italiano, per avere bandito in ritardo l’amianto, per non avere tutelato la salute, e per non avere punito i responsabili e risarcito le vittime “azioneremo ogni strumento di tutela in Italia ed in Europa, per chiedere la condanna dello stato italiano al risarcimento dei danni - dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA - e speriamo che il procuratore Guariniello inizi al più presto il procedimento per omicidio colposo”.
La strada delle cause civili (ma contro lo svizzero Stephan Schmidheiny) era una di quelle che anche le altre associazioni storicamente impegnate nella lotta all'amianto - AFEVA in prima linea - avevano annuciato già nei giorni immediatamente seguenti la sentenza.
Adesso l'Eternit-bis per omicidio.
Intanto si attende l'apertura del Processo Eternit-bis che il pool del pm Guariniello aveva annunciato essere ormai in dirittura di arrivo subito dopo la sentenza della Cassazione.
Il nuovo processo riguarderebbe 256 casi di omicidio, da precisare se colposo o doloso.
Massimiliano Francia