di Francesco Fumarola
Giuseppe Santoro, operaio di 37 anni, è morto a Potenza dopo cinque giorni di coma, assassinato sul lavoro. Dipendente della SiderPotenza, Gruppo Pittini, impianto siderurgico costruito quasi fin dentro il capoluogo lucano, l’8 Agosto, un giorno come tanti altri, era impegnato nella sua ordinaria attività (Giuseppe svolgeva il compito di addetto agli scambi ferroviari) a bordo di un vagone di treno vuoto sul quale, a causa di un deragliamento, ha sbattuto violentemente un altro, delle ferrovie statali, carico di rottami, sbalzando l'uomo per terra. Il treno impazzito ha poi terminato la sua corsa contro un edificio dello stabilimento usato come spogliatoio e solo un caso ha voluto che non vi fossero operai lì dentro.
Alla fine, per Giuseppe, non c’è stato nulla da fare.
I suoi organi sono stati già donati: i reni aiuteranno a vivere altri due lucani, un uomo ed una donna; le cornee sono state inviate alla Banca delle cornee dell’ospedale “San Giovanni” di Roma, per essere successivamente trapiantate.
Per Trenitalia, la vicenda si può chiudere qui. Infatti, in un comunicato dell’ufficio stampa, naturalmente, l’azienda rende noto che “dai primi riscontri dell’inchiesta, avviata da Trenitalia in relazione all’incidente di venerdì 8 agosto a Potenza, risulta che il movimento di manovra dalla stazione al raccordo ferroviario è stato avviato - contrariamente alla normativa vigente – in assenza del secondo operatore, quindi a squadra incompleta”.
Aggiugendo poi: “il secondo operatore è giunto poi sul luogo di lavoro solo a incidente avvenuto. Le violazioni ai regolamenti e alle norme sono in corso di contestazione ai due dipendenti di Trenitalia”.
Pare quindi indubbio, secondo Trenitalia, che si tratti di una questione interna alla classe operaia, con lavoratori che muoiono e lavoratori che, per incuria, ignoranza, disattenzione, fannullosità (tanto cara ad Ichino e Brunetta) arrivano perfino a provocano la morte di altri compagni.
Un particolare molto interessante su cui andrebbe fatta una riflessione è che, nella pur scarna rassegna stampa che abbiamo raccolto (contrariamente a quella che ha pianto la prematura scomparsa di Andrea Pininfarina per incidente stradale: ma si sa, il peso specifico dei padroni è superiore a quello degli operai, perfino in punta di morte), non si fa menzione nemmeno del primo macchinista (di cui, a questo punto, dalle dichiarazioni di Trenitalia e per la logica comune, si dà per scontata la presenza a bordo).
Riscontro per riscontro, è difficile credere che un treno deragli, ne colpisca un altro fermo, si schianti sopra un edificio, ed il primo macchinista si volatilizzi per lo meno a mezzo stampa, nel nulla.
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Intanto, anche in Basilicata, terra di inquisiti al Governo, si aspetta, con malinconica rassegnazione allo strapotere capitalista e dei suoi ascari, il prossimo morto ammazzato sul lavoro e/o di lavoro.
Francesco Fumarola